Gestire i rischi
Gestire i rischi spesso richiede di essere dei futuristi e di proiettarsi verso qualcosa che non avverrà nell’immediato. Analisti. Esperti nel “guardare dietro l’angolo”. Penso che queste siano ottime competenze commerciali e di leadership.
Essere pensatori agili e scattanti permette di riconoscere alcuni schemi ricorrenti e, in una certa misura, di prepararsi alle possibilità future o di evitarle completamente: un’impennata di traffico online che potrebbe mandare in tilt il sito (non lo vorremmo tutti?) piuttosto che gravi interruzioni nella filiera (che molti di noi hanno dovuto affrontare negli ultimi venti mesi).
Ma (c’è sempre un “ma”, vero?) quando si crea un’atmosfera carica di aspettative e di anticipazioni, questo ci spinge in modo gravitazionale a pensare e a vivere nel futuro. Il che è sia utile che dannoso.
Grazie a una serie di feedback critici e ad una maggiore consapevolezza di me stesso, sono arrivato a capire che io vivo nel futuro. Non vivo nel passato, ma nemmeno nel presente. Ho accettato pienamente che non posso cambiare nulla del mio passato, posso solo imparare da esso. Un punto per me. Ma questo punto guadagnato ci metto poco a perderlo perché, concentrato come sono sul futuro, sono incapace di vivere nel presente.
Non è una sorpresa per chi mi conosce bene, o per chi mi segue sui social media, che sono sempre in modalità “prossimo”. Cosa viene dopo? Cosa c’è in arrivo? Cosa c’è sulla mia strada, per cosa devo prepararmi? Potrebbe essere una trattativa, una conversazione ad alto rischio, un possibile scontro o qualche conflitto. Mi piace essere preparato. Anche troppo preparato. Detesto essere preso alla sprovvista, tanto che non succede mai. Non permetto che succeda, perché penso sempre al futuro. Questo vale anche per le cose più insignificanti, come star pranzando e pensare alla cena, partecipare ad una riunione ma avere la mente rivolta ad un altro meeting, star scrivendo un articolo per il blog ma pensare al capitolo del prossimo libro. Vivo un’ora avanti. Un giorno, una settimana, un mese o persino un anno più avanti. Ogni istante di ogni giorno, sono concentrato sul futuro. È utile, ma al tempo stesso sminuente.
Vivere in uno stato mentale perennemente orientato al futuro mi è stato di grande aiuto in alcuni ambiti della mia vita. Sono sempre preparato, anche per gli imprevisti.
Ma questo ha ridotto al minimo le mie relazioni. Interrotto conversazioni. E, senza ombra di dubbio, ha danneggiato la mia reputazione. Nessuno vi dirà che si sente apprezzato o onorato quando ha a che fare con me. Non credo che le persone si sentano necessariamente non apprezzate, ma non sono noto per riuscire a focalizzare tutta la mia attenzione sul momento presente. Purtroppo, raramente mi viene riconosciuto il merito di aver evitato o superato brillantemente delle crisi, perché queste non si sono verificate. Nessuno ne sa niente, perché le ho risolte prima che avessero modo di presentarsi. (Forse dovrei scrivere un articolo su tutti i disastri personali e professionali che ho evitato grazie alla mia incomparabile ossessione per la pianificazione e per il futuro). A quel punto forse avrei un po’ di credito, ma da chi?
Tutto con moderazione, giusto? Forse la mia mania di gestire e controllare il futuro è un tantino eccessiva. Soprattutto se non ho nessuno con cui poter festeggiare le crisi evitate.
Ci ho pensato su molto ultimamente. Come scrive il Capo del Personale (CPO) di FranklinCovey, Todd Davis, nel suo bestseller Get Better: 15 regole per costruire relazioni efficaci sul lavoro, “Tutti i nostri punti di forza, se giocati male, possono diventare le nostre debolezze“.
Quanto tempo sprechiamo a cercare di evitare rischi, quando invece potremmo investire quello stesso tempo in altre cose? Come questa deliziosa insalata di pollo che mia moglie ha preparato oggi per pranzo. Noi due da soli, seduti nella nostra veranda, a goderci una splendida giornata autunnale. Tutti e tre i nostri figli sono a scuola. Il cane sta dormendo.
Ricordami: a che ora è il mio volo per il Messico venerdì?