Assumere talenti e tenerli stretti a sé

24 Maggio 2022
Articoli
Scott Miller
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Avendo pubblicato quattro libri, negli ultimi due anni sono stato ospite a più di 300 tra podcast e programmi radiotelevisivi.
Quanto a consigli dispensati sulla leadership, ribadisco con forza che il compito principale di un leader è reclutare e tenersi stretti i suoi talenti.
Se un leader crede che il suo ruolo sia quello di ottenere risultati con e attraverso gli altri, è fuori strada.
 
Nel caso in cui non fosse chiaro, l’obiettivo primario di un leader è quello di assoldare i talenti migliori e far sì che rimangano in azienda. E la mission, la vision e i valori? Sono importanti. E i sistemi, le strutture e le strategia? Lo sono altrettanto.
Ma non importanti quanto i talenti. Puoi fare il 90% di profitti, ma senza talenti…
Puoi avere dei marchi fortissimi ed essere in grado di investire un’ingente somma di capitali, ma senza talenti…
Puoi avere un ufficio molto frequentato o un sito web invidiabile, ma senza talenti…
Talenti che sono più preparati ed esperti di te.
Talenti che hanno un modo di pensare più agile e progressista del tuo.
Talenti che sono più esigenti, che hanno standard di qualità più elevati e che possiedono una curiosità ancor più grande di quella che pretendi da te stesso.
 
Il talento è la nuova arma vincente e tu stai perdendo la tua. Tutti la stanno perdendo, perché i leader si auto-compiacciono, non del reclutamento, bensì del loro riuscire a tenersi stretti i talenti. Tenere stretti talenti che sottovalutano e che non aiutano a far crescere.
 
La maggior parte di noi capisce il lato dell’equazione relativo al reclutamento ma, purtroppo, ci fermiamo lì.
Come per molte relazioni nella nostra vita, mettiamo il pilota automatico e passiamo oltre, a cose più urgenti.
È quello che è successo anche negli ultimi 18 mesi con questa pandemia globale. Le carriere di molti sono state tenute in ostaggio dai loro datori di lavoro, ma non appena è tornata una certa elasticità e fiducia nell’economia e nel mercato, la gente è fuggita.
Perché? Perché la lealtà non è più un valore professionale posseduto da molti. Non sto attaccando nessuno, quindi fai un bel respiro. Mi limito a far notare un dato di fatto: la maggior parte dei colleghi che conosco ha una lunga lista di criteri che ritengono importanti per le loro carriere e la “lealtà” non è ai primi posti per molti di loro.
Danno valore allo sviluppo delle competenze, alla flessibilità, al rispetto, alle opportunità, al contributo, all’equilibrio ma non alla lealtà.
 
Benvenuti nel 2022 e oltre.
Fornisco consulenza a dirigenti, letteralmente ogni ora, per assicurarmi che i loro leader, di qualunque livello siano, abbiano conversazioni proattive con ogni singolo membro della propria squadra. Conversazioni in cui ascoltano veramente, si adattano, cambiano, riflettono. Si assicurano, al meglio delle loro capacità, di star creando una cultura in cui i membri del team scelgono di rimanere e rimangano fortemente motivati, non perché siano leali ma perché le loro esigenze individuali sono state soddisfatte. In maniera ragionevole ovviamente.
 
A pensarci bene, ho appena dispensato qualche consiglio valido anche per matrimoni e relazioni, per voi e per me stesso.
 
I migliori leader sono curiosi. Ma non si limitano solo a fare molte domande, fanno le domande giuste, quelle che focalizzano le energie della squadra sui problemi giusti.

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